STAGIONALITA’ DELL' ALOPECIA AREATA

Genetica dell' Alopecia Areata

Basi genetiche dell' Alopecia Areata: il sistema HLA nelle forme croniche

Due seminari sono stati dedicati agli studi genetici sul DNA proveniente esseri umani affetti dalla malattia., allo scopo di stabilire se ci sia una maggiore frequenza di particolari geni implicati nella sua patogenesi o potenzialmente in grado di individuare popolazioni a rischio.

Si conoscono molte malattie autoimmunitarie associate a particolari antigeni HLA. I ricercatori hanno trovato riscontri significativi anche nell' Alopecia Areata.

L' antigene DQ3 è stato associato alla suscettibilità alla malattia. Gli alleli HLA DQB1*0301, DRB1*1104 e DRB1*0401 sono stati significativamente associati alle forme di Alopecia Totale/Universale. DRB1*1104 è stato trovato con frequenza altamente significativa nell' Alopecia in chiazze. E' stato ipotizzato che la struttura e l' identità dell' elusivo antigene dell' Alopecia Areata siano deducibili dalla sequenza di aminoacidi presenti nel sito di legame delle strutture di questi specifici alleli HLA. Un altro gruppo di ricercatori ha confermato questi dati , enfatizzando la presenza dell' antigene DQB1*0301 nelle forme più gravi di Alopecia. E' stato inoltre identificato un gene, il DRB3*52a, che sarebbe in grado di proteggere dalla comparsa della malattia.

Repertorio linfocitario T nell' Alopecia Areata

In questo seminario si è tornato a lavorare sui modelli animali. Sono state prelevate cellule linfocitarie dai topi C3H/HeJ affetti da Alopecia e si è cercato di identificare gli eventuali cloni predominanti. Si sa che nelle malattie autoimmuni la risposta infiammatoria è diretta solo verso alcuni autoantigeni e che solo le cellule in grado di riconoscerli proliferano e provocano danno. I ricercatori hanno visto una predominanza di cloni di linfociti T il cui recettore specifico per l' antigene esprimeva l' arrangiamento Vbeta8.2/Jbeta2.5 . Si sta cercando di capire verso quale antigene sia diretto questo recettore . Sarebbe ipotizzabile anche la produzione di anticorpi diretti contro questo recettore, in grado quindi di neutralizzare le cellule responsabili dell' autoaggressione, lasciando integro il resto del sistema immunitario .

Immunologia del follicolo pilifero e dell' Alopecia Areata

Immunologia del follicolo pilifero

Un fattore importante che può giocare un ruolo nell' Alopecia Areata è il cosiddetto "privilegio immunitario" del follicolo pilifero. Ciò significa che il sistema immunitario non è in grado di riconoscere tutti gli antigeni presenti nel follicolo pilifero, perché "sequestrati" in posizioni non accessibili alle cellule infiammatorie capaci di "vederli". In particolari condizioni questi antigeni nascosti potrebbero diventare visibili al sistema immunitario che, non avendoli conosciuti in precedenza non è in grado di distinguere gli "amici" dai "nemici" e li attacca.

I ricercatori stanno cercando di capire come faccia il follicolo pilifero ad essere un sito immunologicamente privilegiato e in che maniera questo privilegio venga perso alla comparsa dell' alopecia. Studiosi berlinesi hanno mostrato che gli antigeni HLA non sono espressi sulle cellule del follicolo normale ed inoltre che immunosoppressori naturali come l' a -MSH, ACTH e TGFb sono fisiologicamente prodotti dal follicolo pilifero. Si ipotizza che, nell' Alopecia Areata, possa accadere che le cellule follicolari esprimano gli antigeni HLA e/o che venga ridotta la produzione dei fattori immunosoppressori, permettendo così la reazione autoimmune.

Il ruolo patogenetico delle citochine e dei linfociti T nell' Alopecia Areata

Un altro lavoro tedesco ha esaminato il ruolo delle citochine nell' Alopecia Areata.

I ricercatori hanno fornito un' interpretazione della genesi delle chiazze di alopecia. E' stato ipotizzato che l' insulto iniziale provochi un' infiammazione in uno-due follicoli . L' insulto consisterebbe nell' eliminazione chimica o fisica del privilegio immunitario del follicolo pilifero. Le cellule infiammatorie attratte dal danno follicolare incomincerebbero a produrre citochine . Queste sono segnali chimici che le cellule utilizzano per comunicare tra loro. Tali sostanze possono attrarre altre cellule infiammatorie o possono avere un effetto diretto sul follicolo pilifero. Citochine come IL-1, TNFa e IFNg si sono dimostrate tutte capaci di promuovere la perdita dei peli.

Siccome le citochine sono sostanze chimiche, possono diffondersi al di fuori della primitiva sede del danno, comportandosi come le onde provocate da un sasso in uno stagno. Questa diffusione potrebbe reclutare altre cellule infiammatorie nelle aree periferiche della lesione primitiva, permettendo l' espansione delle chiazze alopeciche ed il blocco della crescita dei peli in larghe aree di cute. A supporto di questa ipotesi sono state mostrate diverse foto cliniche di chiazze alopeciche con aree di ricrescita centrali e concentriche. I ricercatori hanno sottolineato che l'alopecia in chiazze può essere osservata nell' eczema seborroico, nella sifilide secondaria e nei linfomi T, in seguito alla flogosi ed alla produzione di citochine.

Profili immunofenotipici durante il trattamento immunoterapico di topi e ratti alopecici con Difenciprone (DCP)

Un altro lavoro si è occupato dei risultati del trattamento immunoterapico di roditori alopecici con il Difenciprone, una sostanza fortemente allergizzante per la cute di molte specie. Topi C3H/HeJ e ratti DEBR affetti da alopecia sono stati trattati topicamente da un lato con il DCP e dall' altro con il solo solvente della sostanza (come controllo). Tutti gli animali hanno presentato una buona ricrescita dei peli, limitata ai siti di applicazione del principio attivo. E' stato osservato che questa ricrescita si accompagnava a livello istologico a una riduzione dell' infiltrato infiammatorio perifollicolare, specialmente dei linfociti CD8, con un parallelo incremento dell' infiammazione nel derma superficiale. Vi è anche una diminuzione dell' espressione dell' ICAM-1 (ICAM-1 è un importante segnale per le cellule infiammatorie). I ricercatori sottolineano l' importanza dello studio sugli animali per nuove e migliori terapie. A loro parere il massimo beneficio potrebbe derivare da trattamenti in grado di agire sulle cellule CD8.

Genetica delle Alopecie

Patologia molecolare dell' Atrichia Papulosa: mutazioni del gene "Hairless" nell'uomo e nel topo "rhino"

Due seminari si sono interessati della perdita di peli dovuta ad alterazioni genetiche non direttamente associate all' Alopecia Areata. Questo al fine di identificare i geni più importanti implicati nelle fasi del ciclo pilare, anche allo scopo di identificare nuove proposte terapeutiche.

Il primo seminario si è interessato del gene "Hairless" nell' uomo. In breve, si è visto che questo gene è in grado di provocare nell' uomo una malattia ora definita Atrichia Congenita, in alcuni casi definita Atrichia Papulosa, per la presenza di papule cutanee.

I ricercatori sono stati criticati per aver definito la malattia "Alopecia Universale Congenita", creando confusione con l' Alopecia Areata Universale che è su base infiammatoria.

Sono state identificate parecchie famiglie pachistane ed irlandesi portatrici del gene Hairless.

Gli individui affetti possono nascere con la normale distribuzione di peli, che vengono però rapidamente persi durante l''infanzia e non ricrescono più. In rarissimi casi infantili, precedentemente diagnosticati come Alopecia Areata Universale, sono state riscontrate varianti del gene Hairless. Nei soggetti con il gene Hairless è stato osservato un precoce e massivo fenomeno di "apoptosi" (autodistruzione cellulare) della matrice del pelo. Ciò suggerisce che il primo (ed unico) ciclo pilare si concluda con una fase di catagen irreversibile.

Difetti del pelo nel topo mutante Hoxcl3

Il secondo seminario si è occupato dei geni Hox . Questo è un gruppo di geni coinvolto nella crescita e nella differenziazione di diverse appendici dell' embrione. Sappiamo che sono importanti per definire la posizione, la densità e lo sviluppo dei follicoli piliferi embrionali, ma sono anche coinvolti nella genesi di occhi, unghie ed arti.

Il gene Hoxcl3 sembra controllare il prodotto di altri geni, quelli preposti alla sintesi delle cheratine del pelo. I ricercatori sono riusciti a selezionare un ceppo di topi che presenta un gene Hoxcl3 difettoso. Questi topi non riescono a produrre cheratine normali ed i loro peli sono esili e fragili, ma anche le papille linguali sono molto fini, mentre le unghie sono ispessite e distrofiche. Quindi questo gene sembra fondamentale per garantire la crescita armonica delle strutture del follicolo pilifero.

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