BARI, 30 Novembre 2002  Hotel Sheraton

Associazione Mediterranea Alopecia Areata:

II° Incontro Nazionale

AIDA-Tricologia: Il Dermatologo di fronte all’Alopecia Areata

Riassunto delle relazioni tenute presso il Convegno
(a cura della d.ssa Tiziana Di Prima -Università di Catania)

mitichezia@libero.it

L’assemblea si è svolta alla presenza di medici i quali hanno illustrato in modo esauriente i vari aspetti della malattia, suggerito terapie già sperimentate e possibili novità future. Senza tralasciare un’aspetto importante quale è quello psicologico. Sia esso come fattore scatenante che come conseguenza della malattia stessa. Sapere che ci sono medici pronti a mettersi in discussione pur di riuscire a stabilire un dialogo con il paziente è gratificante!
Tutto ciò non fa che invogliare a credere e a sperare. L’incontro è servito da stimolo per chi, vivendo una situazione di disagio, ha avuto l’opportunità di esprimere tutta la rabbia e la disperazione che la condizione comporta.
E’ importante poter chiarire i dubbi e trovare delle risposte (per quanto possibile).
Se riuscissimo a vincere la timidezza che ci contraddistingue sarebbe tutto più semplice. Superare la diffidenza non è facile. Probabilmente proprio per questo molte cose non sono state dette. Ma la speranza è che la fiducia nell’associazione e nelle persone che si impegnano concretamente per sostenerla sia così forte tanto da vincere tutti i tabù. Questo sarà possibile?
C’è ancora molta strada da fare. Io personalmente credo che con un team di medici così valido e con la nostra determinazione,riusciremo a spuntarla (prima o poi).
Piera Marzo

Il 30 novembre 2002 si è svolto a Bari il 2° incontro dell'AIDA-Tricologia organizzato dal dott Roberto d'Ovidio, coordinatore del Gruppo. Il programma prevedeva 2 parti: la prima, rivolta ai colleghi medici ed incentrata su tematiche cliniche e di ricerca in campo tricologico; la seconda dedicata all'incontro con i pazienti della Associazione Mediterranea Alopecia Areata (AMAA).

La I sezione è stata dedicata alle “novità”: il prof. A. Rebora (Genova) ha parlato della identificazione di una nuova fase del ciclo pilare: il Kenogen. In questa fase, a seguito della caduta del  fisiologico bulbo a clava, non vi è un in immediato rimpiazzo, ma il follicolo pare rimanere in stato quiescente per periodi anche molto prolungati. Ciò sembra essere frequente e potrebbe avere un ruolo importante nell’alopecia androgenetica. A proposito di quest’ultima, la prof.ssa Tosti ha  sottolineato l’emergente ruolo di fenomeni infiammatori in grado di accelerarne il decorso e aggravarlo attraverso il precoce intervento di processi fibrotici. Questo potrebbe spiegare come la finasteride abbia dato scarsi risultati nella sperimentazione in donne in post-menopausa, mentre risultati più interessanti stanno emergendo dal suo utilizzo in donne più giovani. Partendo da questo dato il dr d’Ovidio ha mostrato la sua casistica di alopecie fibrosanti post-menopausali, con forme di passaggio anche tra l’Alopecia Areata e l’Alopecia Cicatriziale (forme queste ultime in cui la caduta dei capelli segue alla distruzione definitiva del follicolo pilifero). Dopo aver illustrato l’algoritmo terapeutico proposto da Shapiro nelle Alopecia Cicatriziali, ha presentato la sua proposta terapeutica dell’utilizzazione della Cetirizina in associazione con gli steroidi topici nel Lichen Plano Pilare e nella Pseudoarea di Brocq (forme cliniche diverse di Alopecia cicatriziale).

A completamento della sezione la relazione del prof A. Gilhar (Haifa), che da diversi anni studia su un modello animale (su cui possono essere impiantati follicoli piliferi umani) ciò che avviene a livello cellulare nella Alopecia Areata. Il collega Israeliano ha illustrato i risultati della sua ricerca che dimostrano come questa malattia sia determinata da linfociti CD8 specificatamente rivolti contro antigeni melanosomali dei melanociti  del follicolo pilifero e come questi linfociti necessitino della cooperazione dei linfociti CD4 (cellule del nostro sistema immunitario).

E' superfluo sottolineare quanto importante sia una migliore conoscenza di tutto ciò che accade nel corso di una malattia, non fosse altro per l'immediato riscontro in termini di approccio terapeutico.

Dopo le News, una serie di relazioni a contenuti "pratici": il prof A Rossi ( Roma) ha schematizzato in modo chiaro ed esaustivo le indagini strumentali e di laboratorio utili nella diagnosi delle alopecie; i chirurghi plastici F. Sisto (Bari) e F. Tarantino (Lecce) hanno affrontato rispettivamente l'approccio chirurgico e la correzione degli errori chirurgici nella terapia delle alopecie androgenetiche e cicatriziali.

Contemporaneamente, a disposizione degli interessati, il sig. P Mansueto (Bari) ha curato una Show-room con le proposte estetiche (protesi).

Tema dell'incontro con l'AMAA è stato: Il Dermatologo di fronte all'Alopecia areata. Dopo il saluto di benvenuto del Presidente della Associazione, che ha ripercorso la storia e le motivazioni di questa associazione, il prof. S. Pugliese (Monopoli) ha illustrato come si modificano i vasi sanguigni nelle varie fasi della malattia. Il dott. R d'Ovidio nella sua relazione ha voluto sottolineare il ruolo nelle fasi iniziali  della malattia delle cellule macrofagiche e dei mastociti, questi ultimi sarebbero importanti anche nella fase di risoluzione. E’ stata inoltre citata l’ipotesi, con alcuni riscontri di laboratorio, che le forme circoscritte di AA  e le forme estese di AA possano rappresentare due entità distinte  da diversi meccanismi immunologici.

Gli approcci terapeutici della Alopecia Areata sono stati affrontati dalla Tavola Rotonda che ha messo a confronto diversi punti di vista e diverse esperienze: dopo l'introduzione del Prof A Gilhar- che ha ricapitolato le terapie classiche a disposizione del Dermatologo- un altro ospite straniero, il dott. K A Sharif di Nablus (Palestina) ha illustrato la sua esperienza clinica forgiata in un contesto  sociale totalmente diverso dal nostro ma concorde nelle varie modalità di approccio alla malattia, forse con un maggiore complessità dell’intervento farmacologico. La prof. A Tosti (Bologna) ci ha aggiornati su quelle che potranno essere le nuove frontiere in tema di terapia secondo quanto emerso a Washington  nell’ ultimo congresso su questa patologia sponsorizzato dalla National Foundation for Alopecia Areata (NAAF) e cioè le “biomolecole immunomodulanti”, di cui però non sono disponibili ad oggi esperienze né sperimentali, né cliniche. A conclusione della Tavola rotonda, la revisione critica delle terapie consuete, ovvero la scelta dell'approccio terapeutico non più basato sull'estensione della Alopecia ma sulla fase clinica in cui la malattia si osserva. Questo è stato il tema della relazione della dott. T Di Prima (Catania), un invito, se vogliamo, a mettere in discussione alcuni stereotipi.

La sessione non poteva non prevedere di affrontare altri aspetti della malattia: si è cercato di definire la "Personalità Alopecica" sia per il riconoscimento -attraverso test grafologici- di sofferenze profonde e di successivi adattamenti della personalità come è stato spiegato dal perito grafologo dott G Lovero (Bari); sia per la messa in opera di tecniche di Programmazione Neurolinguistica in grado di riprogrammare e riequilibrare queste dinamiche con modalità illustrate dalla dott.ssa J Claudatus (Bari)- qui nella veste di dermato-psicoterapeuta-. Il prof. P Silvestris ha esposto una sua riflessione critica sul linguaggio che i medici utilizzano con questo tipo di pazienti ed ha sostenuto la sostanziale inefficacia delle pratiche mediche “alternative” in questa patologia. Sulle tematiche svolte è derivato un dibattito piuttosto vivace nella platea che ha contrapposto da una parte pazienti in attesa della “terapia veramente efficace” e noi medici che cerchiamo una strada logica ed affidabile sotto il profilo della sicurezza a lungo termine, oltre che efficace. La relazione della segretaria della Associazione, sig.ra R Zazzara (Matera) ha richiamato tutti noi a problematiche concrete, tra le quali il riconoscimento della Alopecia Areata come malattia sociale da supportare nell'ambito del SSN: dobbiamo infatti ricordare come la gran parte della spesa terapeutica gravi a tutt'oggi sui pazienti.


Il primo Logo dell’AMAA (1995)